La saggezza è per l'anima ciò che la salute è per il corpo.
La follia è molto rara negli individui, ma nei gruppi, nei partiti, nei popoli, nelle epoche è la regola.
Se resistiamo alle nostre passioni, è merito più della loro debolezza che della nostra forza.
La nostra diffidenza giustifica l'inganno altrui.
Qualche devoto dirà che il caso è il soprannome della Provvidenza.
Ci sono degli sciocchi che sfruttano abilmente la loro stupidità.
Poiché avevamo il potere, pensavamo di avere anche la saggezza.
San Francesco mortificava il corpo e lo chiamava frate asino. Dimenticava che questo frate ha gran voce in capitolo e lo si ascolta talvolta più che non le voci della saggezza.
La saggezza, questa camomilla avvelenata che l'abitudine di vivere versa lentamente nel nostro gargarozzo, col suo gusto dolciastro d'umiltà, di rinuncia e di accettazione.
Se non si è capaci di saggezza autentica, sarebbe meglio consultare i saggi o le persone di buon senso. Non essendo personalmente coinvolta nella questione, un'altra persona rappresenta una garanzia.
Due sole categorie sfuggono a ogni cambiamento: i più saggi e i più stupidi.
Nella nostra epoca l'uomo sembra più che mai prono a confondere la saggezza con la conoscenza, e la conoscenza con l'informazione e a cercare di risolvere i problemi della vita in termini tecnici.
La fine della saggezza è sognare cose così elevate da perdere il sogno nella ricerca di esse.
Ci vuole saggezza per comprendere la saggezza. La musica non è nulla se il pubblico è sordo.
Il saggio che col suo sapere non sa giovare a sé stesso, non sa nulla.
Errare è possibile a tutti gli uomini. Ma il saggio, quando ha commesso un errore, non rimane irremovibile e ripara il male che ha fatto. Perseverare nell'errore, infatti, genera ogni sorta di mali.