I'vo gridando: pace, pace, pace.
Pallida no, ma più che neve bianca, che senza venti in un bel colle fiocchi, parea posar come persona stanca; quasi un dolce dormir ne' suo' belli occhi, sendo lo spirto già da lei diviso, era quel che morir chiaman gli sciocchi: morte bella parea nel suo bel viso.
Ché chi prende diletto di far frode, Non si de' lamentar s'altri l'inganna.
I libri ci danno un diletto che va in profondità, discorrono con noi, ci consigliano e si legano a noi con una sorta di familiarità attiva e penetrante.
Vino o vinello che è antidoto alla lussuria e conforto alla temperanza.
O ciechi, il tanto affaticar che giova? Tutti torniamo a la grande madre antica, E il nome nostro a pena si ritrova.
Oṁ pace, pace, pace!
Diamo alla pace una possibilità, non spariamo alla gente in nome della pace.
Pace, pace una volta al mio tormento, Stanco di più patir, dai suoi legami Fugge il mio spirto, e si dilegua al vento.
In pace i figli seppelliscono i padri, mentre in guerra sono i padri a seppellire i figli.
Chi vuol vivere in pace vede, soffre e tace con pazienza.
La pace e la tolleranza sono le nostre politiche migliori, vorrei tanto che ci fosse permesso perseguirle.
La vera scelta non è tra non-violenza e violenza ma tra non-violenza e non esistenza... Se non riusciremo a vivere come fratelli moriremo tutti come stolti.
La guerra non deve essere considerata fino a che ogni azione di pace non sia fallita.
La pace! Non l'ho trovata nella febbrile fantasia dell'arte, nella stupida società elegante, nell'amore, negli studii pacati e solitarii... La troverò nel prestarmi a lavorare pei poveri?
Io prego i cari bambini, che possono tutto, di unirsi a me per la costruzione della pace negli uomini e nel mondo.