Non c'è dolore più grande della perdita della terra natia.
Poco importa per chi è morto avere suntuosi funerali: sono vane pompe che lusingano solo la vanità dei superstiti.
Il pensiero successivo è immancabilmente più saggio.
Il silenzio per i saggi è una risposta.
Niente è più maligno di una donna maligna.
Non c'è nulla di migliore di un amico vero, non la ricchezza, non il potere: perché la folla è un contraccambio che non vale un amico nobile.
Il dolore e il piacere si alternano come la luce e l'ombra.
Non sai che ognuno ha la pretesa di soffrire molto più degli altri?
Il dolore però non è passato. Era sempre lì, e mi tirava dentro, pretendeva di essere sentito.
Il dolore non vale da obiezione alla vita.
Solo il dolore fa crescere, ma il dolore va preso di petto, chi svicola o si compiange, è destinato a perdere.
Quanto dolore c'è nella vita, è vero, ma quanta vita c'è nel dolore?
Là dove cresce il dolore è terra benedetta.
Il limite estremo della grandezza dei piaceri è la rimozione di tutto il dolore. Dove sia il piacere, e per tutto il tempo che vi sia, non vi è posto per dolore fisico, o dell'anima, o per l'uno e l'altro insieme.
Per allontanarsi da un dolore sembra necessario ripercorrere gli stessi passi che ci hanno condotto a quel dolore.
Sinché un uomo gode della vita, nulla deve disperare: può ad un tratto passare dal più profondo dolore alla massima gioia; dalla massima disgrazia alla più alta felicità.