La caccia e la boxe appartengano alla macelleria, non allo sport.
Occorrono troppe vite per farne una.
L'uomo è come il vino: non tutti i vini invecchiando migliorano, alcuni inacidiscono.
Le innaturali concentrazioni metropolitane non colmano alcun vuoto, anzi lo accentuano. L'uomo che vive in gabbie di cemento, in affollatissime arnie, in asfittiche caserme è un uomo condannato alla solitudine.
Noi siamo con chiunque scelga l'arma della non violenza: si chiami in terra lontana, Andrej Sakharov, o più vicino a noi, Marco Pannella.
Non domandarci la formula che mondi possa aprirti, sì qualche storta sillaba e secca come un ramo. Codesto solo oggi possiamo dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.
Non sanno di cercare la caccia e non la preda.
La caccia al cervo sarebbe un autentico sport se solo il cervo avesse il fucile.
Quando tutti gli animali impareranno a sparare? Quando diventerà pericoloso per ogni cacciatore sparare?
In ogni bestia folgorata da un fucile in un sottobosco si ritorna a punire l'innocenza di Gesù Cristo.
Si può essere contrari alla caccia, ma per coerenza bisogna anche battersi contro la pesca: perché il merluzzo impigliato nella rete o la trota con un amo in bocca non sono più allegri del coniglio che aspetta la botta sul collo.
La caccia non è una forma naturale della lotta per l'esistenza, ma un ritorno volontario allo stato selvaggio.
Il diritto di uccidere un cervo o una mucca è l'unica cosa sulla quale l'intera umanità sia fraternamente concorde, anche nel corso delle guerre più sanguinose.
Hanno detto che la caccia è immagine della guerra; e in effetti i contadini, i cui campi vengono devastati, devono senz'altro convenire sull'adeguatezza del confronto.
Il vero cacciatore ama gli animali a cui dà la caccia, forse anche perché li considera complici di questo gioco in cui ritrova la sua origine esistenziale. Non spara, per esempio, sul bersaglio fermo: lo considera sleale.
Quell'amore che ha l'uomo cacciatore per ciò che è vivo e non sa esprimerlo altro che puntandovi il fucile.