Uno scrittore impegnato non è come uno scrittore solenne.
Ci sono solo tre sport: il combattimento dei tori, le gare automobilistiche e l'alpinismo. Il resto sono semplici giochi.
È più facile vivere sotto un regime che combatterlo.
Ho una vita interessante, ma devo scrivere perché se non scrivo in una certa misura non posso godermi il resto della mia vita.
Ogni essere umano che ami la libertà deve più ringraziamenti all'Armata Rossa di quanti ne possa pronunciare in tutta la sua vita.
L'incompetenza non è un mistero, e nemmeno è mistero il giornalismo enfatico reso letteratura dall'iniezione di una falsa qualità epica.
I veri grandi scrittori sono quelli il cui pensiero occupa tutti gli angoli e le pieghe del loro stile.
Se uno scrittore deve mettersi nei panni dell'orizzonte di attesa di un lettore, questo lettore deve essere lui stesso: che scriva dunque come e cosa gli piacerebbe leggere.
Quando uno non riesce in nessun'altra cosa, di solito si mette a scrivere.
Lo scrittore deve insegnare a se stesso che la cosa più vile è aver paura.
Scrivere è trasformare in soldi i propri momenti peggiori.
Lo scrittore è colui che dà importanza alle inezie.
Quando uno scrittore diventa un classico non c'è più bisogno di leggerlo: basta citarlo.
Nessuno scrittore, per quanto violente siano le sue proteste, disdegna sul serio, se gli è chiesto, di leggere un libro ancora non pubblicato; si tratta del suo pupillo e possiede ancora quel fascino che, una volta arditamente stampato e rilegato, viene completamente distrutto.
La prima cosa che lo scrittore inventa è il personaggio che scriverà le sue opere.
Quando uno scrittore parla a proprio nome dice ciò che pensa e in cui crede, afferma che la vita è un bene di cui ringraziare Dio o un male da deprecare; in ogni caso, condivide e sottoscrive la sua pagina.