Per un po' forse continuerò a urlare il tuo nome a me stesso, nel cuore. Ma alla fine la ferita si cicatrizzerà.

David Grossman
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La nostra interpretazione

Le parole evocano un momento di transizione dolorosa, in cui la presenza di una persona amata continua a risuonare dentro, anche quando il legame è ormai spezzato o irraggiungibile. Il nome dell’altro rimane come un grido interiore, un richiamo che non cerca più risposta ma che ha bisogno di essere ripetuto per non smarrire del tutto ciò che è stato. È una forma di resistenza alla perdita, un tentativo di trattenere l’immagine dell’altro attraverso la memoria e l’invocazione silenziosa. Tuttavia, in questa tensione si intravede già un movimento verso la guarigione. La ferita affettiva, pur profonda, non è destinata a rimanere aperta per sempre: con il tempo si formerà una cicatrice. Non significa dimenticare, né cancellare il dolore, ma trasformarlo in qualcosa di sopportabile, in un segno indelebile che smette di sanguinare. È la consapevolezza che l’amore può finire o non trovare più risposta, ma il cuore, lentamente, impara a continuare a vivere oltre la mancanza.

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