La felicità è una merce favolosa: più se ne dà e più se ne ha.
È superstizioso riporre le proprie speranze nelle formalità, ma arrogante rifiutare di sottomettervisi.
Le corde che legano al rispetto degli uni per gli altri sono, in generale, corde di sicurezza.
Tutta l'infelicità dell'uomo deriva dalla sua incapacità di starsene nella sua stanza da solo.
L'incostanza è causata dalla consapevolezza della falsità dei piaceri presenti, e dall'ignoranza di quelli assenti.
Il cuore, non la ragione, sente Dio; ecco ciò che è la fede: Dio sensibile al cuore, non alla ragione.
Chiedetevi se siete felici, e cesserete di esserlo.
Se la nostra condizione fosse veramente felice, non ci sarebbe bisogno di fare di tutto per non pensarci.
È proibito non cercare la tua felicità, non vivere la tua vita pensando positivo, non pensare che possiamo solo migliorare, non sentire che, senza di te, questo mondo non sarebbe lo stesso.
Ogni felicità è un capolavoro.
Quando si vogliono valutare le condizioni di un uomo in quanto alla sua felicità, non bisogna chiedere cosa lo diverte, ma che cosa lo rattrista.
Non so nemmeno se esiste la felicità. Intendo dire come condizione perpetua. Credo che la felicità siano picchi che durano attimi, secondi.
Altri possono conoscere il piacere, ma il piacere non è la felicità. Esso non è più importante di un'ombra segue un uomo.
Felice è solo colui che non desidera nulla.
La vera felicità non dipende dal numero degli amici, ma da quali ci si è scelti e da quanto essi valgono.
E vaffanculo. È questa la parola che viene istintiva quando ti capita di sentirti inaspettatamente felice, tutt'a un tratto.