Il destino mescola le carte e noi giochiamo.
In base al concetto empirico di libertà diciamo: "Io sono libero se posso fare ciò che voglio", e con questo "ciò che voglio" la libertà è già definita. Ma, dato che cerchiamo la libertà del volere, la domanda andrebbe formulata così: "Puoi anche volere ciò che vuoi?
Gli uomini nei loro reciproci rapporti fanno sempre come la luna e i gobbi, non ci mostrano cioè che un solo lato.
Dovunque e comunque si manifesti l'eccellenza, subito la generale mediocrità si allea e congiura per soffocarla.
Se la qualità della società si potesse sostituire con la quantità, metterebbe conto vivere nel gran mondo: purtroppo invece cento imbecilli messi in un mucchio non danno ancora un uomo intelligente.
La lontananza che rimpicciolisce gli oggetti all'occhio li ingrandisce al pensiero.
Destino. L'autorità di un tiranno per un crimine e la scusa di uno sciocco per un fallimento.
Tutto ciò che la gente chiama comunemente destino, è costituito per lo più soltanto dalle sue stupide sciocchezze.
Non sai che quello che ti tocca una volta si ripete? Che come si è reagito una volta, si reagisce sempre? Non è mica per caso che ti metti nei guai. Poi ci ricaschi. Si chiama il destino.
La sconcertante scoperta di quanto sia silenzioso, il destino, quando, d'un tratto, esplode.
Bisogna alzare le vele e prendere i venti del destino, ovunque spingano la barca.
Noi crediamo di condurre il destino, ma è sempre lui a condurre noi.
La forza che si oppone al destino è in realtà una debolezza. La dedizione e l'accettazione sono molto più forti.
Il migliore degli uomini non può eludere il proprio destino: i buoni muoiono presto, e i cattivi muoiono tardi.
Il destino fa fuoco con la legna che c'è.
Il nostro destino è di continuare a moltiplicarci, unicamente per morire innumerevoli.