Miserabile è chi non ha una donna che ne pianga la morte.
Eliminato l'impossibile, ciò che resta, per improbabile che sia, deve essere la verità.
Il ripudio delle nostre stesse parole è il più grande sacrificio che ci viene richiesto dalla verità.
Dicono che il genio consista in un'illimitata capacità di aver cura dei dettagli.
A che serve questo circolo vizioso di dolore, di violenza, di paura? Deve avere uno scopo, altrimenti il nostro universo è governato dal caso, il che è impensabile. Ma quale? Questo è l'immenso, sempiterno interrogativo al quale la mente umana è ancora lontanissima dal poter dare una risposta.
Il tocco supremo dell'artista - sapere quando fermarsi.
Tutti i miserabili sono socievoli, sino a far pietà.
I miserabili non hanno compassione, fanno del bene solo su dei forti princìpi di dovere.
Ciò che fa grande la grandezza umana è che si riconosce miserabile; un albero non si riconosce miserabile. Riconoscersi miserabili significa dunque essere miserabili, ma riconoscersi miserabili significa essere grandi.
Il miserabile, ogni qual volta ha il tempo di pensare, si fa piccolo davanti alla legge e meschino davanti alla società; si getta bocconi, supplica e cerca di toccare il tasto della compassione. Si sente che sa d'aver torto.