Teneva gli occhi fissi sulle labbra di Hervè Joncour, come se fossero le ultime righe di una lettera d'addio.

Alessandro Baricco
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La nostra interpretazione

Uno sguardo inchiodato sulle labbra di qualcuno, come se da lì stesse per uscire l’ultima parola possibile, contiene insieme desiderio, angoscia e resa. C’è l’attesa di qualcosa che potrebbe ancora salvare, spiegare, trattenere, ma anche la consapevolezza che ciò che sta per accadere avrà il sapore della conclusione definitiva. Le labbra diventano una soglia: da una parte l’illusione che tutto possa ancora cambiare, dall’altra la certezza di una separazione imminente. In questo stato sospeso il tempo sembra rallentare, ogni minimo movimento è carico di significato, ogni silenzio pesa tanto quanto una confessione. La persona che osserva non ascolta soltanto le parole, ma cerca di leggerne il non detto, le esitazioni, i sottintesi. L’immagine della lettera d’addio richiama la delicatezza di qualcosa che si apre sapendo che ferirà, ma che si deve comunque leggere fino in fondo. È un momento in cui l’amore si misura nella sua vulnerabilità estrema: non nel possesso, ma nel rischio di perdere, nel bisogno di trattenere un ultimo frammento di vicinanza. Ciò che conta non è più il futuro insieme, ma l’intensità dell’istante che precede la fine, in cui ogni dettaglio assume il valore di un definitivo congedo.

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