Ognuno ha davanti le sue rotaie, che le veda o no.
La sconcertante scoperta di quanto sia silenzioso, il destino, quando, d'un tratto, esplode.
Un pianoforte. I tasti iniziano. I tasti finiscono. Tu sai che sono 88, su questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti, loro. Tu, sei infinito, e dentro quei tasti, infinita è la musica che puoi fare. Loro sono 88. Tu sei infinito.
Forse la vita alle volte ti gira in un modo che non c'è proprio più niente da dire.
Nel suo piccolo, il microcosmo del vino descrive l'avvento, a livello planetario, di una prassi che, salvando il gesto, sembra (ho detto sembra) disperderne il senso, la profondità, la complessità, l'originaria ricchezza, la nobiltà, perfino la storia.
Io sono il padrone del mio destino, io sono il capitano della mia anima.
Il coraggio è credere in te stesso. E questo nessuno te lo potrà insegnare.
Il paradosso dell'educazione è precisamente questo: che mentre uno inizia a diventare consapevole, inizia a esaminare la società nella quale viene educato.
Non desidereremmo molte cose con ardore, se conoscessimo perfettamente che cosa desideriamo.
Non è ciò che tu sei che ti frena, ma ciò che tu pensi di non essere.
La demenza non può riconoscere se stessa, nello stesso modo con cui la cecità non può vedersi.
Vedere quello che c'è, finalmente guardare e sapere che stai guardando, sentire il tempo che passa, essere sensibile a ciò che accade nei piú piccoli registri di movimento.
Il suo dolore era stato maggiore del mio. Quel dolore delinea il confine che ci separa. La sua morte mi ha insegnato a guardarmi dentro e a mantenermi distante. Quel dono di consapevolezza mi ha salvato la vita.
Ciascuno di noi ha più qualità di quel che non si creda, ma solo il successo le mette in luce, forse perché allora ci si aspetta di vederci smettere d'esercitarle.
A un certo punto, quasi istintivamente, ci si volta indietro e si vede che un cancello è stato sprangato alle spalle nostre, chiudendo la via del ritorno.