L'umanità avrà la sorte che saprà meritarsi.
Dio è sottile ma non è malizioso.
Si potrebbe dire che l'eterno mistero del mondo sia la sua comprensibilità.
La mente è come un paracadute. Funziona solo se si apre.
Risalta meravigliosamente bene dai lavori mirabili ai quali Keplero ha consacrato la sua vita, che la conoscenza non può derivare dall'esperienza sola, ma che occorre il paragone fra ciò che lo spirito umano ha concepito e ciò che ha osservato.
Dove non c'è l'uomo la natura è sterile.
Non si dica più "ha mentito, è umano; ha rubato, è umano". Questo non è il vero essere umani. Essere umani vuol dire esseri generosi, volere la giustizia, la prudenza, la saggezza, essere a immagine di Dio.
La storia dell'umanità è scritta assai più col sangue e le lacrime, che colle carezze e i sorrisi. Per un bacio quante maledizioni, per un benefizio quanti delitti.
Il genere umano e, dal solo individuo in fuori, qualunque minima porzione di esso, si divide in due parti: gli uni usano prepotenza, gli altri la soffrono.
Noi uomini impariamo a conoscere la nostra umanità solo quando ci troviamo a contrapporci alla morte. In questo paradosso sono racchiuse le motivazioni più profonde che portano a scalare le montagne o a cercare situazioni estreme.
Se Dio ha fatto le stelle e i pianeti, l'uomo ha fatto la palla da cannone, criterio delle velocità terrestri, immagine in piccolo degli astri erranti nello spazio, i quali in realtà non sono altro che dei proiettili.
Non possiamo disperare nell'umanità, dal momento che noi stessi siamo esseri umani.
La condizione dell'uomo al di fuori della società civile non era altro che una condizione di guerra di tutti contro tutti.
Tutta l'umanità vuole vivere, ma non vuole pagarne il prezzo e il prezzo è quello della morte.
L'importante è umanizzare questo mondo che sta diventando freddo, cinico, crudele, troppo soggetto alle leggi della biologia. Prendiamoci la responsabilità di umanizzarlo prima che la sofferenza esploda.