È più facile scrivere un libro che venderlo.
Non ho mai capito perché i lettori siano così influenzati dall'incontro con gli scrittori. Da lettore è l'ultima cosa che desidero.
Tutti noi che lavoriamo nel mondo dei libri sappiamo che l'incontro fra un autore e i lettori è il miglior modo per vendere i propri libri.
Il mio studio è l'unico luogo in cui quando sono solo sono del tutto me stesso, che per questa ragione è una stanza sacra nella quale porto pochissime persone.
Come puoi chiamarli amici se non conoscono il proprio sentimento.
Per scrivere bene, in versi come in prosa, niente eguaglia l'avere davvero qualcosa da dire.
Quando io dico una cosa, essa perde subito e definitivamente la sua importanza; quando la scrivo la perde lo stesso, ma talvolta ne acquista una nuova.
Scrivere è leggere in sé stessi.
Chi scrive per il suo tempo, disperi di sopravvivergli.
Scrivere, si dice del resto, sarebbe una professione come tutte le altre. Il fatto che sia necessario dirlo, mai si oserebbe consolare in tal modo un ingegnere o un tornitore metallurgico, dimostra che non è così.
In quel periodo scrivevo frasi così intelligenti che dopo qualche tempo, rileggendo, non le capivo più.
Non scrivere né per te né per gli altri, né per l'oggi né per il domani, né per il guadagno né per la gloria: insegui il tuo piccolo assoluto.
La disattenzione è il modo più diffuso di leggere un libro, ma la maggior parte dei libri oggi non sono soltanto letti ma scritti con disattenzione.
Scrivere è qualcosa di intimo, più intimo del sesso, quello lo si fa incastrato nell'altro, si fa senza studiare il corpo che si ha di fronte, dentro. Scrivere è spogliarsi di fronte a qualcuno, lasciarsi guardare così, nudi e in piedi, pieni di difetti di carne.
Dello scrivere bene l'origine e la sorgente è il pensiero saggio.