La gloria disdegnata ritorna talvolta, a tempo debito, accresciuta.
Ognuno ha in mano la propria sorte.
È pericoloso, data la facilità con cui si sbaglia, vivere puntando solo sull'onestà.
I popoli, come gli individui, hanno particolari inclinazioni: alcuni sono portati all'ira, altri all'audacia, altri alla viltà.
Chi sfacciatamente nega cose certe, merita meno perdono.
L'abbondanza genera fastidio.
Se quei pochi uomini di valor vero che cercano gloria, conoscessero a uno a uno tutti coloro di cui è composto quel pubblico dal quale essi con mille estremi patimenti si sforzano d'essere stimati, è credibili che si raffredderebbero molto nel loro proposito e forse che l'abbandonerebbero.
L'umiltà e la carità vanno di pari passo. L'una glorifica e l'altra santifica.
Poiché l'uomo è ragionevole deve bere; stato divino dell'esistenza è l'ebbrezza, nella gloria, nell'uva, nell'amore e nell'oro affonda la speranza di uomini e nazioni.
La gloria non è una presunzione. Non è una medaglia al valore. La gloria appartiene all'atto di essere costanti con qualcosa di più grande di te stesso, per una causa, per i principi, per la gente di cui ti fidi e per coloro che fanno affidamento su di te.
La gloria assai spesso non è altro che un gran rumore che nasce non si sa come, e persiste non si sa perché.
La vera gloria mette radice, anzi si estende, mentre tutte le false pretese cadono come fiori: una finzione non può durare.
Come mi giudicherà la storia? Se avrò successo, ecco che tutti quanti vorranno aver parte della gloria... Ma se fallisco tutti vorranno il mio sangue.
Tutte le glorie defunte di questo mondo non valgono, dicono, un cane in vita...
La differenza fra la gloria reale e la fittizia sta nel sopravvivere nella storia o in una storia.
La gloria non può fare la gioia di chi l'ha usurpata, non meritata.