L'amore è la fondamentale e nativa vocazione di ogni essere umano.

Papa Giovanni Paolo II
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La nostra interpretazione

L’essere umano viene presentato come un essere orientato, nel suo nucleo più profondo, a donarsi e a ricevere dono. L’idea di vocazione rimanda a qualcosa che precede le scelte personali, le esperienze, i successi e i fallimenti: indica una chiamata inscritta nella natura stessa della persona. Ogni identità, ogni progetto, ogni relazione trova compimento solo quando si apre a una forma di amore che non è possesso, ma riconoscimento dell’altro nella sua dignità. Emergono due aspetti fondamentali. Da un lato, l’amore è radice, non accessorio: non è un sentimento opzionale tra i tanti, ma la sorgente da cui scaturiscono libertà, responsabilità, solidarietà, capacità di sacrificio. Dall’altro, si tratta di un amore che aspira alla pienezza, non limitato al solo ambito romantico o affettivo, ma esteso a un atteggiamento globale verso il mondo: il desiderio di cercare il bene dell’altro, di prendersene cura, di non rimanere chiusi nell’egoismo. In questa prospettiva, la realizzazione di sé non coincide con l’autosufficienza, bensì con la capacità di entrare in relazione, di costruire legami fedeli, di trasformare la propria esistenza in risposta a una chiamata interiore all’amore. La dignità umana si manifesta nel modo in cui ci si spende per gli altri, nella scelta di vivere come dono e non solo come richiesta. L’amore diventa così il criterio ultimo che orienta la storia personale e collettiva, il punto di riferimento che permette di misurare la verità delle proprie azioni e delle proprie priorità. In questo orizzonte, nessuno è escluso: ogni vita, a prescindere dalle condizioni esterne, porta in sé la possibilità di accogliere e testimoniare un amore che rende più umani.

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