La generosità non è altro che la pietà delle anime nobili.
Gli uomini sono così perversi che la sola speranza e persino il solo desiderio di correggerli, di vederli finalmente ragionevoli e onesti, è un'assurdità, un'idea romanzesca che si perdona soltanto all'ingenuità della prima giovinezza.
La nostra ragione ci rende qualche volta infelici come le nostre passioni; e si può dire che l'uomo, quando si trova in queste condizioni, è un malato avvelenato dal suo stesso medico.
Vi sono stupidaggini ben mascherate, al pari di sciocchi molto ben vestiti.
Il pensiero consola di tutto, a tutto rimedia. Se talvolta è lui a farvi del male, chiedetegli il rimedio relativo: lo avrà senz'altro.
Le conversazioni assomigliano ai viaggi per mare: ci si stacca da terra quasi senza accorgersene, per avvedersi poi di aver lasciato riva solo quando si è già molto lontani.
La generosità è innata; l'altruismo è una perversità acquisita. Non c'è somiglianza.
Il primo miracolo della generosità è di riconoscere e confessare il proprio torto.
Non è generoso chi è generoso con la roba altrui.
La generosità consiste nel dare più di quel che si potrebbe, l'orgoglio nel prendere meno di quanto si avrebbe bisogno.
Il fiore di papavero è generoso.
Ciò che è dato con orgoglio ed ostentazione dipende più dall'ambizione che dalla generosità.
La via del saggio consiste nell'essere generoso e nel non competere.
L'attenzione è la forma più rara e più pura della generosità.
Chi vive guidato dalla ragione si sforza, per quanto può, di ricambiare l'odio, l'ira, il dispregio, eccetera, di altri contro di lui, con l'amore, ossia con la generosità.
La generosità non è spesso che l'aspetto interore che prendono i nostri sentimenti egoistici quando non li abbiamo ancora nominati e classificati.