L'amore è come le epidemie: più uno le teme, più è esposto al contagio.

Nicolas Chamfort
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La nostra interpretazione

L’immagine dell’epidemia applicata al sentimento amoroso sottolinea il paradosso di ciò che si cerca di evitare con troppa paura o controllo. Quando una persona teme in modo eccessivo di innamorarsi, magari per il timore di soffrire, di perdere la propria indipendenza o di rivivere delusioni passate, finisce spesso con l’esporsi ancora di più al fascino dell’altro. La mente resta costantemente concentrata sull’idea dell’amore, sulle possibilità di incontrarlo o di esserne feriti, e in questo modo lo rende più presente, quasi inevitabile. Il timore diventa così una forma rovesciata di attrazione: ciò che si vuole tenere lontano viene continuamente evocato. Inoltre la paura impedisce un rapporto sano con i propri desideri, perché li trasforma in un pericolo invece che in un’esperienza umana naturale. Nel rifiuto ansioso si nasconde un bisogno profondo di legame, di riconoscimento, di vicinanza. È come se la difesa eccessiva, invece di proteggere, creasse una vulnerabilità ancora maggiore, rendendo l’individuo più suggestionabile, più affascinato dal proibito e da ciò che cerca di controllare. L’amore, in questa prospettiva, appare come una forza che sfugge alla volontà, che si insinua proprio negli spazi aperti dalla nostra inquietudine, trasformando i nostri timori nel varco attraverso cui può entrare.

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