Frode. Come sopportiamo ancora di chiamarci viventi noi morenti!— Manlio Sgalambro
Frode. Come sopportiamo ancora di chiamarci viventi noi morenti!
Chi non sa che è stata sempre la bruttezza del mondo a dare una mano alla bellezza dell'arte! La bellezza prova che un mondo diverso era possibile. Solo che adesso non lo è più.
La tecnica è la regressione progressiva all'inorganico. Essa è ritorno all'inorganico come progresso verso l'inorganico. L'uomo residuo è una fase attardata.
Il cantante deve convincere delle sue tesi. Contrariamente al filosofo, però, lui può farlo senza argomenti.
Nell'uomo politico si incarna lo stato medio di una società i vizi, le mediocrità, i difetti come se egli ne assorbisse i mali alla maniera dei vecchi stregoni che succiano la ferita purulenta succhiandone anche il maleficio.
Dacché sai cos'è il mondo, ti diverrà più lieve vivervi. Ecco il miracolo del pessimismo.
In definitiva, così nella storia come nella vita privata, la violenza non chiama che violenza, la frode non chiama che frode. L'uomo, entrato nel movimento del circolo, non ne esce più se non per qualche preveduto e perciò immorale incidente.
Dove non c'è un potere comune, non c'è legge, dove non c'è legge, non c'è nessuna ingiustizia. Forza e frode, in guerra, sono le virtù cardinali.
La verità certamente non fu mai ladra: la frode a noi venne sempre dal troppo immaginare.
Frode. La vita del commercio, l'anima della religione, la lusinga del corteggiamento e la base del potere politico.