La scuola è un nido di rivalità accanite.
La morte è orribile solo per colui che non crede in Dio, oppure crede in un Dio malvagio, il che è la stessa cosa. Per colui che crede in Dio, nella sua bontà e vive in questa vita secondo la sua legge ed ha sperimentato questa sua bontà, per costui la morte è solo un passaggio.
Le donne sono la principale pietra d'inciampo nell'attività dell'uomo. È difficile amare una donna ed allo stesso tempo concludere qualcosa. Per questo c'è un mezzo d'amare comodamente senza ostacoli: il matrimonio.
Il misticismo senza poesia è superstizione, e la poesia senza misticismo è prosa.
I sentimenti stessi si pongono il loro scopo.
Che condimento necessario per tutto è la bontà! Le migliori virtù senza la bontà non valgono nulla; i peggiori vizi con essa si riscattano.
La scuola è così essenzialmente antigeniale che non ristupidisce solamente gli scolari ma anche i maestri.
La scuola fa molto più male che bene ai cervelli in formazione.
Da oltre mezzo secolo i bambini, i ragazzi e i giovani vengono obbligati a starsene seduti, tra scuola e compiti, circa otto ore al giorno, e che, alla fine dei loro corsi di studi, a qualsiasi domanda culturale, il loro sguardo vaga smarrito o si esprime in un "boh!".
La scuola deve far sì che un giovane ne esca con una personalità armoniosa e non ridotto a uno specialista.
Lo stato mantiene le scuole perché i padri di famiglia le vogliono e perché lui stesso, avendo bisogno tutti gli anni di qualche battaglione di impiegati, preferisce tirarseli su a modo suo e sceglierli sulla fede di certificati da lui concessi senza noie supplementari di vagliature più faticose.
Le scuole sono soltanto fabbriche di imbecillità e di depravazione.
Ogni studente suona il suo strumento, non c'è niente da fare. La cosa difficile è conoscere bene i nostri musicisti e trovare l'armonia. Una buona classe non è un reggimento che marcia al passo, è un'orchestra che prova la stessa sinfonia.
Quasi tutti gli uomini che hanno fatto qualcosa di nuovo nel mondo o non sono mai andati a scuola o ne sono scappati presto o sono stati "cattivi" scolari.
In uno Stato nazionale, la scuola deve lasciare libero per l'educazione fisica un tempo di gran lunga maggiore. Non è necessario riempire i giovani cervelli d'una zavorra di cui, come insegna l'esperienza, riterranno solo la minima parte.