Il contrario dell'amore non è l'odio, ma l'apatia. Posso affrontare l'odio, posso affrontare la collera, posso affrontare la disperazione, posso affrontare chiunque senta qualcosa, ma non posso affrontare il niente.

Leo Buscaglia
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La nostra interpretazione

L’amore viene presentato come una forza che vive di presenza, partecipazione e intensità emotiva. Non conta soltanto che il sentimento sia positivo o gradevole: ciò che ha valore è che qualcosa si muova dentro, che ci sia una risposta, anche tumultuosa, alla relazione con l’altro. Odio, collera, disperazione sono stati che fanno soffrire, ma implicano ancora un legame, una traccia dell’importanza dell’altra persona. Esprimono che l’altro esiste, che tocca corde profonde, che provoca reazioni, perfino se dolorose. Il vero abisso nasce quando non c’è più nulla: nessun interesse, nessuna cura, nessuna reazione. L’apatia è vuoto, silenzio, cancellazione dell’altro dal proprio mondo interiore. In quell’assenza totale viene meno la possibilità di incontro, di dialogo, persino di conflitto costruttivo. Non c’è più terreno su cui lavorare, perché manca il sentimento che alimenta ogni trasformazione. L’amore autentico, invece, non è fatto solo di armonia e dolcezza; include la capacità di attraversare le emozioni forti e di riconoscere che persino lo scontro può essere un segno che l’altro conta davvero. L’indifferenza diventa così la vera antitesi dell’amore, perché spegne ogni possibilità di relazione viva e di crescita reciproca.

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