La felicità è fatta di niente... che al momento in cui la vivi sembra tutto.
La malattia della cultura del XX secolo è l'incapacità di percepire la realtà. Le masse si raccolgono davanti alla televisione a guardare teleromanzi, film, idoli rock, e vivono selvagge emozioni attraverso questi simboli; ma nelle loro vite quotidiane sono emotivamente morte.
Se non hai ragione per vivere non trovarne una per morire.
Sii sempre come il mare che infrangendosi contro gli scogli, trova sempre la forza di riprovarci.
L'amore non ti può salvare dal tuo stesso destino.
Non fuggire in cerca di libertà quando la tua più grande prigione è dentro di te.
La felicità non dipende dagli avvenimenti esterni, ma dalla maniera in cui li consideriamo: un uomo abituato a sopportare il dolore, non può non essere felice.
Strappa all'uomo comune le illusioni e con lo stesso colpo gli strappi anche la felicità.
La felicità non sta nell'essere amati: questa è soltanto una soddisfazione di vanità mista a disgusto. La felicità è nell'amare.
La felicità della vita è fatta di frazioni infinitesimali: di piccole elemosine, presto dimenticate, di un bacio, di un sorriso, di uno sguardo gentile, di un complimento fatto col cuore.
Non bisogna chiedere arance ai meli, sole alla Francia, amore alle donne, felicità alla vita.
Non basta essere felici! È necessario anche che gli altri non lo siano.
Poiché gli uomini non sono riusciti a guarire dalla morte, dalla miseria e dall'ignoranza, hanno deciso di essere felici non pensandoci.
La solitudine è fonte di felicità e di tranquillità dell'animo.
La felicità e l'infelicità degli uomini dipende tanto dalla loro buona sorte quanto dal loro umore.
Felici veramente sono coloro a chi una medesima occasione torna piú che una volta perché la prima lo può perdere o male usare uno ancora che sia prudente; ma chi non lo sa cognoscere o usare la seconda volta è imprudentissimo.