L'aggressività, questa meschina parvenza d'audacia.
Una gran quantità di persone ha un'anima che adora nuotare. Volgarmente vengono chiamati pigri.
Se uno l'aggressività non ce l'ha di suo è inutile che se la mette addosso, perché si vede ancora meglio com'è fatto veramente.
L'odio si sostanzia certamente in un comportamento aggressivo, ma non va confuso con gli attacchi motivati da un normale istinto d'aggressione. A differenza del normale comportamento aggressivo, l'odio si distingue per la persistenza [...].
Non abbiamo mai trovato che lo scopo dell'aggressione sia l'eliminazione degli appartenenti alla specie.
Quello che l'animale vuole è la sconfitta, non l'uccisione; lo scopo dell'aggressività è il predominio, non la distruzione.
La civiltà domina dunque il pericoloso desiderio di aggressione dell'individuo, infiacchendolo, disarmandolo e facendolo sorvegliare da una istanza nel suo interno, come da una guarnigione nella città conquistata.
È rimarchevole il fatto che l'uomo, quanto più limita la propria aggressività verso l'esterno, tanto più diventa rigoroso, ossia aggressivo, nel proprio ideale dell'Io.
A rovinare l'uomo è il servilismo, il conformismo, l'ossequio, non l'aggressività che è nell'ambiente più che dentro di noi.
Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro.
Nessuno di noi è completamente "buono", la malvagità, nel senso di aggressività, pensieri "cattivi", istintualità, è comunque parte della nostra personalità e non serve a molto tentare di soffocarla, meglio piuttosto integrarla con in resto e canalizzarla verso un fine utile e costruttivo.