Ama il prossimo tuo come te stesso.

Gesù
18

La nostra interpretazione

L’invito è a rivolgere agli altri lo stesso tipo di cura, rispetto e benevolenza che spontaneamente si riserva a sé stessi. Non si tratta di un’emozione passeggera, ma di un atteggiamento stabile dell’animo, che riconosce in ogni persona una dignità pari alla propria. L’orizzonte si sposta dal semplice interesse personale a una visione più ampia, in cui il bene dell’altro è intrecciato con il proprio. Non si propone di annullare l’amore per sé, ma di elevarlo, trasformandolo in misura e modello per un amore che abbraccia chiunque si incontri. Questo tipo di amore richiede responsabilità, autoconsapevolezza e capacità di guardare oltre giudizi, pregiudizi e convenienze. Esige di abbandonare l’egoismo, pur continuando a riconoscere il valore della propria persona. È una proposta radicale, perché spinge a vedere nel volto di ogni altro un “simile”, non un rivale, non uno straniero. Diventa così una regola etica universale: se ognuno applicasse questo criterio, molte ingiustizie, conflitti e indifferenze perderebbero terreno. L’umanità verrebbe cementata da una rete di relazioni fondate su un rispetto profondo e su una benevolenza che non misura, non calcola e non esclude. In questo sguardo equo e misericordioso verso gli altri si riflette anche la qualità dell’amore che si è capaci di rivolgere a sé stessi.

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