La gioia comune, e non il dolore comune, fa l'amico.
Il verme, se calpestato, si arronciglia. È la sua saggezza. Riduce in tal modo la probabilità di venire calpestato di nuovo. Nel linguaggio della morale: umiltà.
Meglio essere folle per proprio conto che saggio con le opinioni altrui.
La Chiesa combatte la passione con l'estirpazione in ogni senso: la sua prassi, la sua «cura» è il castratismo. Essa non chiede mai: «come si spiritualizza, si abbellisce, si divinizza un desiderio?»
Stanchezza, che d'un sol balzo vuol attingere le ultime cose, con salto mortale: una misera ignorante stanchezza, che non vuol più nemmeno volere: essa ha creato tutti gli dèi e i mondi dietro il mondo.
La moralità è l'istinto del gregge nel singolo.
Chi non aiuta l'amico nel bisogno, quando si troverà nel bisogno non avrà chi l'aiuti.
Non c'è nulla di migliore di un amico vero, non la ricchezza, non il potere: perché la folla è un contraccambio che non vale un amico nobile.
L'amicizia è niente altro se non un perfetto accordo nelle cose divine e umane, unito con un sentimento di benevolenza e affetto.
Il falso amico è come l'ombra che ci segue fin che dura il sole.
La chimica di un'amicizia è complessa. Alcuni elementi devono essere in contrasto per attrarsi a vicenda, altri devono essere molto simili. Tutto questo può essere, ed è quasi sempre, in continuo divenire.
È profonda amicizia essere amico degli amici dell'amico e nemico dei nemici dell'amico.
L'uomo onesto coltiva saggezza e amicizia, l'una è un bene mortale e l'altra immortale.
L'amicizia è più simile all'amore di quanto la maggior parte di noi sia disposta ad ammettere.
Avere amici tutti sarebbe faticoso: è sufficiente non averli nemici.
L'amicizia è animale da compagnia, non da gregge.