L'idea centrale espressa dalla frase è quella di concepire l'amore non come uno strumento per raggiungere obiettivi esterni, ma piuttosto in quanto un fine autocosciente e completo a se stesso. Questione che ci viene posta riguarda la naturalezza dell'esperienza amorosa: anziché essere vista attraverso il prisma di ciò cui potrebbe servire o contribuire l'amore nella nostra vita, essa suggerisce una prospettiva più puristica e intrinseca. L'affermazione invita a immaginarsi la condizione dell'essere amanti come un momento divino (uno stato 'di grazia'), in cui ogni aspetto della relazionale affettono è illuminato dalla sua stessa essenza, senza pregiudizi o intromissioni esterne. Ci viene così offerta una visione non convenzionalmente utile dell'amore che si concentra sulla qualità e la bellezza intrinseca di quell'esperienza.