È sciocco chiedere agli dèi quello che si è in condizione di procurarsi da sé stessi.
Consoliamoci nelle sventure con la memoria dei beni nei tempi passati e con la coscienza che non è possibile fare che ciò che è stato non sia stato.
Non sono da temere gli dèi; non è cosa di cui si debba stare in sospetto la morte; il bene è facile a procurarsi; facile a tollerarsi il male.
Bisogna cercare di fare il domani migliore dell'oggi, fino a che viaggiamo nella vita. Poi, arrivati alla fine della strada, ci allietiamo moderatamente.
La morte non è niente per noi. Ciò che si è dissolto non ha più sensibilità, e ciò che non ha sensibilità non è niente per noi.
È necessario far calcolo del fine a noi immediatamente dato e di tutta intera l'evidenza, alla quale riportiamo i nostri giudizi. Altrimenti tutto sarà pieno di disordine e confusione.
A colui il quale non si dà nulla, nulla si può chiedere.
Una volta si diceva "chiedere la mano". Come eufemismo non c'è male.