La pianificazione strategica va in crisi quando il futuro si rifiuta di assumere il ruolo assegnatogli dai pianificatori.
Essere contemporanei significa porre l'accento su quanto, nel presente, delinea qualcosa del futuro.
Non è necessario rinunciare al passato per entrare nel futuro. Quando si cambiano le cose non è necessario perderle.
Il futuro è uno specchio opaco. Chiunque cerca di guardare dentro non vede nient'altro che i contorni oscuri di un volto vecchio e preoccupato.
Tutti gli uomini e le donne di successo sono dei grandi sognatori. Essi immaginano come potrebbe essere il loro futuro, ideale in ogni aspetto, e poi lavorano ogni giorno in direzione di quella distante visione, quell'obiettivo o proposito.
Tra cento anni da oggi? Tutta gente nuova.
I nostri ideali, le leggi, i costumi dovrebbero essere basati sulla tesi che ogni generazione, a turno, diventi custode piuttosto che proprietaria assoluta delle nostre risorse ed ogni generazione ha l'obbligo di passare questa eredità ad altri nel futuro.
C'è una sorta di sollievo nel vuoto del mare. Né passato, né futuro.
Non si guadagna niente a sapere ciò che sarà; poiché è una gran miseria angustiarsi senza poter far nulla per evitare ciò che deve essere.
È proprio vero quello che dice la filosofia, che la vita deve essere compresa andando all'indietro. Ma non si deve dimenticare l'altra massima, che bisogna vivere andando avanti.
Il cambiamento è il processo col quale il futuro invade le nostre vite.