Tutti si pentono quando non serve più.
Dire che la vita è bella o brutta è ugualmente pacchiano. Sàbato continua tenacemente a far balenare un significato che illumina la vita, ma senza temere di lasciar affiorare dalle acque nere i mostri che insidiano e minacciano di oscurare quel significato.
Bene è ribadire l'oggettività del reale, in un secolo di pirandellismi, altrimenti si finisce male... Gli oggetti sono, grazie a Dio.
La chiarezza morale permette di vivere a fondo la vita, di guardarla in faccia.
Il mistero è anzitutto l'al di qua, la giornata terrestre con le attese, i ricordi, gli amori, le piccole pene e le piccole gioie, intrise di fragile argilla e di eternità.
Soltanto il rispetto dei valori e dei dolori che si vogliono superare consente di trascenderli; ignorarli con frettolosa sgarbatezza significa lasciarli pericolosamente fermentare nel livore represso e lasciarli incancrenire nel risentimento non risolto.
L'innocenza è veneranda, ma quanto lo è pure il pentimento!
Non pentirti di qualcosa che hai fatto, se quando l'hai fatta eri felice.
Il pentimento è il fermo proposito di non lasciare tracce la prossima volta.
Ci si consola oggigiorno non con la penitenza, ma col divertimento. Il pentimento non è più di moda.
Quando le cose sono ormai successe è inutile pentirsi.
L'inizio del pentimento è l'inizio di una nuova vita.
Ciò che ci consola al giorno d'oggi non è il pentimento, ma il piacere. Il pentimento è completamente fuori moda.
Se ho fatto una sola cosa buona nella mia vita, me ne pento dal profondo del mio cuore.
Non mi pento di nulla nella mia vita, eccetto di quello che non ho fatto.
Non ho mai vissuto per pentirmi delle cose che ho detto.