Signore, dona pane agli affamati, e fame a coloro che hanno pane.
È un errore confondere preghiera e solitudine, dire che la solitudine mi è necessaria per pregare.
Il Signore chiama ad una montagna molto particolare. Una montagna che cresce secondo le sue parole.
Quelli che soffrono d'indigestione stanno male quanto quelli che muoiono di fame.
Te lo dico io cos'è. Stiamo sprecando nel modo di pensare, nel modo di vivere, lo sai? Perché non abbiamo più fame.
Bisogna riconoscere che non ci può essere speranza di appagamento permanente dei sensi. Nel migliore dei casi, la felicità che si deriva da un buon pasto può durare soltanto finché non si è affamati di nuovo.
Tre malattie vi erano anticamente: il desiderio, la fame e la vecchiaia; dal macello del bestiame altre novantotto ne conseguirono.
La fame umana ha una voce meravigliosamente dolce e pura. Non v'è nulla di umano nella voce della fame.
Sirene! Demoni marini, pesci diavolo, sempre affamate di carne umana. Solcheremo i mari delle sirene!
Quando si ha la pancia vuota non ci si pone altro problema che quello della pancia vuota. È quando ci lasciamo alle spalle lo sfruttamento e la dura fatica che cominciamo davvero a porci domande sul destino dell'uomo e sulle ragioni della sua esistenza.
Dobbiamo riconoscere che non può esserci speranza alcuna di gratificare i sensi in modo permanente. Nel migliore dei casi, la felicità che deriviamo dalla consumazione di un buon pasto può durare solo fino alla prossima volta che siamo affamati.
Nell'anima degli affamati i semi del furore sono diventati acini, e gli acini grappoli ormai pronti per la vendemmia.
Se solo fosse facile far sparire la fame strofinandosi la pancia come lo è masturbarsi.