Seminate per voi secondo giustizia e mietete secondo bontà.
Sappiate questo, miei diletti fratelli. Ogni uomo dev'essere pronto a udire, lento a parlare, lento all'ira; poiché l'ira dell'uomo non opera la giustizia di Dio.
Invano dunque ho conservato puro il mio cuore e ho lavato nell'innocenza le mie mani, poiché sono colpito tutto il giorno e la mia pena si rinnova ogni mattina.
Cercate la giustizia, cercate l'umiltà, per trovarvi al riparo nel giorno dell'ira del Signore.
La bontà sicuramente non fa gli uomini più felici di quanto la felicità li faccia buoni.
Ammettere la bontà al di fuori di sé, significa accettare che non siamo noi i giudici delle cose: se abbiamo ricevuto la vita, non ne siamo padroni.
La bontà nella donna è debolezza, nell'uomo carattere; però più frequente in quella che in questo.
Se si ha intenzione di essere buoni, bisogna fare della bontà una professione, e questa è la più assorbente che vi sia al mondo.
I tormenti della bontà che non può sfogarsi, sono forse peggiori di quelli della malvagità sfogata.
Veramente buono è l'uomo raro che non biasima mai le persone per i mali che capitano loro.
Per esser buoni, però, bisogna essere a posto davanti a Dio, davanti al prossimo e davanti a noi stessi.
La bontà vera non l'artificiosa, quasi direi, la mercantile condiscendenza ad ogni desiderio altrui, conquista gli animi più delle superbe violenze, più dei dottissimi raziocini.
Diventiamo buoni sempre un tantino troppo tardi. Anche perché nessuno, grazie al cielo, potrebbe metterci alla prova.
Nessuno è buono, se non Dio solo.