Il mondo non ha bisogno di dogmi; ha bisogno di libera ricerca.
L'istinto non è completamente soddisfatto se l'intera essenza dell'uomo, tanto mentale quanto fisica, non entra nella relazione.
Ci si può liberare dell'invidia gustando le gioie che si trovano sul proprio cammino, svolgendo il lavoro che si deve svolgere, ed evitando di fare confronti con coloro che reputiamo, forse erroneamente, molto più fortunati di noi.
L'etica è l'arte di raccomandare agli altri i sacrifici richiesti per cooperare con noi stessi.
La causa principale dei problemi è che al mondo d'oggi gli stupidi sono strasicuri, mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi.
Se non c'è entusiasmo non si riesce a far niente. Se c'è troppo entusiasmo si corre il pericolo di diventare fanatici.
Solo chi ricerca, e sente che deve farlo, ha in uggia dogmi e ideologie, non si rassegna a verità codificate, già impacchettate e pronte per il commercio di anime.
I dogmi più cari ai fedeli, quelli che saranno adottati con maggior frenesia, saranno i più ripugnanti alla ragione.
L'esperienza del presente secolo dimostra che è bastato relegare in soffitta dogmi e sofismi per mettere piede sulla luna.
Il violento, il dogmatico, l'intransigente sono anche persone stupide: basta fargli credere che hanno ragione.
Il percorso dal sentimento religioso al dogma è infinitamente più lungo di quello dal dogma alla follia religiosa.
I greci parlavano di dogmi per indicare i più importanti principi di una scuola di pensiero. Si trattava dunque di preludi, di fatti iniziali non di cicatrici finali, come tutti i dogmi odierni.
Per me è un enigma come un teologo possa venir lodato perché, dopo lunghi sforzi, è arrivato a non credere più ai dogmi. Mentre mi è sempre sembrato che meritasse un vero riconoscimento, come per un atto di eroismo, l'impresa di coloro che, dopo lunghi sforzi, sono giunti a credere ai dogmi.