L'amore non muore mai di morte naturale. Muore perché noi non sappiamo come rifornire la sua sorgente. Muore di cecità e di errori e tradimenti. Muore di malattia e di ferite, muore di stanchezza, per logorio o per opacità.

Anaïs Nin
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La nostra interpretazione

L’amore viene presentato come una realtà potenzialmente inesauribile, che non si estingue semplicemente con il passare del tempo o per un destino già scritto. A spegnerlo sono piuttosto le mancanze umane: l’incapacità di nutrirlo, l’abitudine a darlo per scontato, la cecità verso i bisogni dell’altro e le responsabilità che un legame profondo comporta. Non è il sentimento in sé a esaurirsi, ma la cura quotidiana che gli viene negata. Errori ripetuti, tradimenti, ferite mai guarite e quel logorio silenzioso fatto di routine, incomprensioni e opacità emotiva erodono lentamente ciò che potrebbe durare. L’amore appare come una sorgente che richiede attenzione, consapevolezza e rinnovamento continuo: se non viene alimentato con sincerità, ascolto e presenza, si ammala e si affievolisce. In questa visione, la fine di un amore non è una fatalità inevitabile, ma il risultato concreto di ciò che le persone scelgono di fare, o di non fare, per proteggerne la vitalità e la trasparenza.

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