Morire è solo un modo particolarmente esatto di invecchiare.
Uno ha una nota, che è sua, e se la lascia marcire dentro... no... statemi a sentire... anche se la vita fa un rumore d'inferno affilatevi le orecchie fino a quando arriverete a sentirla e allora tenetevela stretta, non lasciatela scappare più.
In qualche modo bisognerà pur morire, e allora facciamolo qui, almeno daremo a qualcuno la sua gloria, o qualcuno la darà a noi.
La maggior parte della nostra vita la passiamo ad aspettare o a ricordare e mentre lo facciamo non siamo né tristi né felici; sembriamo tristi, ma semplicemente siamo lontani.
C'era anche un perché, ma non me lo ricordo. Non si ricordano mai i perché.
La sconcertante scoperta di quanto sia silenzioso, il destino, quando, d'un tratto, esplode.
Bisogna morire molte volte per imparare a vivere.
La morte è questo: la completa uguaglianza degli ineguali.
Chi ha paura di sognare è destinato a morire.
Vediamo la morte davanti a noi e invece gran parte di essa è già alle nostre spalle: appartiene alla morte la vita passata.
Finché ho un desiderio, ho una ragione per vivere. La soddisfazione è la morte.
Essere ricordati dopo morti non è che una magra ricompensa per essere stati trattati con disprezzo quando eravamo in vita.
La morte è l'assoluto, è un mistero. Non bisogna averne paura, perché già il non sapere cosa succede dopo di lei è eccitante.
Il santo: un uomo che ha fatto carriera dopo la morte.
Morrai non perché sei malato, ma perché vivi.
La paura della morte abita nella maggior parte di noi, a un livello più o meno alto, perché non è forse la morte considerata il grande «ignoto»?