Le sciocche e laide abitudini sono le corruzioni della nostra natura.
La beatitudine di sentirsi amato addolcisce ogni dolore.
All'ombra de' cipressi e dentro l'urne confortate di pianto è forse il sonno della morte men duro?
La fama degli eroi spetta un quarto alla loro audacia; due quarti alla sorte, e l'altro quarto, ai loro delitti.
Coloro che non furono mai sventurati, non sono degni della loro felicità.
Gli uomini non potendo per se stessi acquistare la propria e l'altrui stima, cercano di innalzarsi, paragonando que' difetti che per ventura non hanno, a quelli che ha il loro vicino. Ma chi non si ubriaca perché naturalmente odia il vino, merita lode di sobrio?
L'abitudine è in tutte le cose il miglior maestro.
L'abitudine al lavoro modera ogni eccesso, induce il bisogno, il gusto dell'ordine; dall'ordine materiale si risale al morale: quindi può considerarsi il lavoro come uno dei migliori ausiliari dell'educazione.
Prendere un'abitudine è cominciare a cessare di essere.
Quando si guardano troppo le stelle anche le stelle finiscono per essere insignificanti.
Le viziose abitudini sono altrettante catene che ritengono l'uomo in una misera schiavitù. Guardisi dal contrarne veruna chi vuol conservare intera la sua libertà.
È grande la forza dell'abitudine.
Nulla di ciò che è per natura può assumere abitudini ad essa contrarie: per esempio, la pietra che per natura si porta verso il basso non può abituarsi a portarsi verso l'alto, neppure se si volesse abituarla gettandola in alto infinite volte.
Tale è la forza dell'abitudine che ci si abitua perfino a vivere.
Se non ci fosse l'abitudine, la vita dovrebbe apparire deliziosa a esseri che vivono nella continua minaccia della morte, cioè a tutti gli uomini.