L'amore. Certo, l'amore. Fuoco e fiamme per un anno, cenere per trenta.
— Giuseppe Tomasi di Lampedusa
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La nostra interpretazione
L’immagine che emerge è quella di un sentimento che esplode all’inizio con intensità quasi distruttiva, come un incendio improvviso che illumina e scalda tutto ciò che tocca. Nella fase iniziale domina la passione, il trasporto, l’illusione di qualcosa di assoluto e definitivo. Il tempo breve è associato a una forza travolgente, capace di cambiare la percezione della realtà e di far credere che nulla possa spegnere quel fuoco. Tuttavia, la prospettiva si allunga su un arco di vita molto più esteso, dove quel fervore si trasforma in qualcosa di freddo e inerte. Rimangono solo i residui, i resti di ciò che è stato, come cenere dopo un grande rogo. Si avverte una nota di disincanto, quasi di amarezza: ciò che sembrava eterno si rivela transitorio, ciò che appariva come promessa diventa routine, abitudine, ricordo, talvolta rimpianto. L’amore è descritto come una forza che, nella sua stessa intensità iniziale, porta in sé i germi della propria fine. Il tempo lungo non è più il tempo dell’ardore, ma della sopravvivenza di tracce ormai spente. In questa visione, la durata non coincide con la pienezza del sentimento, ma con la sua sedimentazione: si va dal lampo accecante alla polvere che non scalda più, suggerendo una riflessione amara sulla fragilità delle emozioni umane e sulla distanza tra slancio iniziale e realtà duratura.
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