Quel ch'è di patto non è d'inganno.
Suocera e nuora nella stessa casa sono come due mule selvatiche nella stessa stalla.
Quando gli dissero che era tempo di lasciare la sua roba, per pensare all'anima, uscì nel cortile come un pazzo, barcollando, e andava ammazzando a colpi di bastone le sue anitre e i suoi tacchini, e strillava: 'Roba mia, vientene con me!'.
Ciascuno deve pensare alla sua barba prima di pensare a quella degli altri.
Anche il lupo allorché capita affamato in una mandra, non pensa a riempirsi il ventre, e sgozza dalla rabbia.
Nella stessa casa suocera e nuora insieme ci stanno proprio come due mule selvaggie alla stessa mangiatoia.
Così fu quell'amore dal mancato finale così splendido e vero da potervi ingannare.
Dopo tutto, uno non crederà mai ad uno che ha ingannato.
Prendere la vita sul serio sarebbe logico se essa non fosse un inganno. E che sia un inganno lo si capisce subito.
La diffidenza chiama l'inganno.
Chi ha ingannato una volta è sempre sospettato.
Puoi ingannare fin troppe persone per fin troppe volte.
La facoltà di ingannare se stesso, questo requisito essenziale per chi voglia guidare gli altri.
Ancora oggi, dopo la Shoah, l'odio razziale assume la forma insidiosa della diffidenza e del disprezzo fino alla violenza. Contro la viltà e l'egoismo, anche nel nostro tempo, serve il coraggio della verità contro l'inganno, la menzogna, l'infamia.
"E questo cielo? E tutte queste stelle? Sono un'altra bugia della Patagonia, Baldo?" "Che importa? In questa terra mentiamo per essere felici. Ma nessuno di noi confonde la bugia con l'inganno.
Non vi è grande fondazione che non riposi sopra una leggenda. Non vi è in tal caso che un colpevole: l'umanità, che vuol essere ingannata.