L’amore è descritto come una forza che sfugge al controllo totale della ragione. Dove c’è coinvolgimento autentico, compare sempre un elemento imprevedibile, un impulso che non si lascia spiegare completamente, una disponibilità a rischiare e a uscire dagli schemi abituali. Questo tratto “folle” non coincide con l’irrazionalità cieca, ma indica quella parte di noi che accetta di esporsi, di farsi vulnerabile, di andare oltre il calcolo e l’interesse personale. Allo stesso tempo, anche ciò che pare pura pazzia contiene una traccia di ordine, un filo di senso che la attraversa. Non esiste smarrimento totale: perfino nei comportamenti più eccentrici o estremi si può intravedere un bisogno, un desiderio, un’intenzione comprensibile. Amore e pazzia non appaiono così come opposti assoluti, ma come dimensioni che si intrecciano e si illuminano a vicenda. L’equilibrio umano nasce proprio da questa tensione costante tra impulso e lucidità, tra abbandono e misura, tra intensità del sentire e chiarezza del pensiero.