Credere nell'inconscio significa dar credito alla sofferenza psichica.
Il tradimento compiuto dal maschile non cambia affatto l'uomo perché lui, in fondo, lo affronta con grande superficialità.
La creatività è un istinto, una necessità e la nevrosi è un blocco di tale istinto.
Ogni fenomeno che concerne l'universo umano la crescita, l'amore, la creatività si deve confrontare col suo lato oscuro, con la sua morte, per scoprire che, forse, ciò che ci limita e ci tradisce è anche ciò che ci determina e ci svela.
Solo l'autoaccettazione può condurre verso l'indipendenza.
Nel momento in cui si afferma la mancanza dell'altro, emerge il desiderio: la seduzione è avvenuta.
Nella vita ho sempre paura di essere ferita. Forse è una protezione inconscia, mi circondo di persone di cui so che posso fidarmi. I miei più cari amici li conosco da vent'anni, ho estrema fiducia in loro, mi fanno stare bene.
L'inconscio è quel capitolo della mia storia che è segnato da un vuoto o occupato da una menzogna: è il capitolo censurato.
Non essendo l'inconscio solamente un riflesso reattivo ma un'attività autonoma, produttiva, il suo campo d'esperienza è un mondo proprio, una realtà propria, di cui possiamo dire che agisce su di noi come noi agiamo su di essa, come lo diciamo del campo d'esperienza del mondo esteriore.
La battuta di spirito è in un certo senso il contributo pagato dalla comicità alla sfera dell'inconscio.
L'inconscio è una fase normale e inevitabile nei processi che costituiscono il fondamento della nostra attività psichica; ogni atto psichico inizia come inconscio, e può o rimaner tale o procedere nel suo sviluppo fino alla coscienza; questo, a seconda ch'esso incontri o meno la resistenza.
Spiegare l'inconscio è un bel compito per la coscienza. L'inconscio non fa sforzi e al massimo riesce a confondere la coscienza.
Alla resa dei conti il fattore decisivo è sempre la coscienza, che è capace di intendere le manifestazioni inconsce e di prendere posizione di fronte ad esse.
Il pericolo sarebbe la forma di manifestazione della necessità esteriore che trova la sua strada verso l'inconscio umano.
Ciò che noi siamo, lo insegniamo per tutto il tempo, non volontariamente, ma involontariamente.
Colui che soffre di coazioni e proibizioni si comporta come se soggiacesse a una coscienza di colpa di cui tuttavia non sa nulla, a una coscienza di colpa, dunque, che dobbiamo definire inconscia, nonostante l'apparente contraddizione di termini.