Una fede che non dubita è una fede morta.
Il sogno di uno solo è l'illusione, l'apparenza; il sogno di due è già la verità, la realtà. Che cos'è il mondo reale se non il sogno di tutti, il sogno comune?
L'uomo, per il semplice fatto di essere uomo, di aver coscienza di sé, è, in confronto all'asino o al granchio, un animale malato. La coscienza è malattia.
Prendere un'abitudine è cominciare a cessare di essere.
Accade invariabilmente che il punto di partenza della saggezza sia la paura.
I medici si agitano in questo dilemma: o lasciar morire l'ammalato per timore di ucciderlo o ucciderlo per timore che muoia.
Nel momento in cui dubiti di poter volare, perdi per sempre la facoltà di farlo. Il motivo per cui gli uccelli, a differenza degli esseri umani, sono in grado di volare, risiede nella loro fede incrollabile, perché avere fede vuol dire avere le ali.
Ecco, soccombe colui che non ha l'animo retto, mentre il giusto vivrà per la sua fede.
La fede si sposta. La gente comincia a credere nel dio e finisce per credere nella struttura.
C'è gente che eredita la fede, come eredita i terreni, il casato, i titoli nobiliari, il denaro, una biblioteca e il castello. Fede per censo, ereditaria.
La fede, l'amore e la speranza camminano nella notte: esse credono l'incredibile, amano ciò che si sottrae e li abbandona, sperano contro ogni speranza.
È un'estensione dello spirito, un potere inverso oltre che infinito. Negare la fede è confutare se stessi e lo spirito che genera tutte le nostre forze creative.
La fede è la risposta a una Parola che interpella personalmente, a un Tu che ci chiama per nome.
La fede è un cieco che dona degli occhi alla speranza.
La fede è un apparato del mio corpo, come il sistema nervoso, come le ossa o il sangue: tu sai di avere tutti questi elementi ma non sempre li nomini.
Entrare davvero nel cuore della fede è veramente l'ultimo tabù.